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Carlo Guaita (Palermo, 1954)

La recente opera di Carlo Guaita muove verso l'originario, verso le radici culturali e visive del progetto della modernità e della sua crisi, sopraggiunta nel Novecento. Due lacune, due assenze, rivelate da questa crisi, sono le presenze ossessive e costantemente interrogate degli ultimi suoi lavori: l'interminabile e utopico progetto settecentesco dell'Enciclopedia e lo stadio ultimo a cui l'immagine è stata condotta nel secolo scorso, quel rettangolo nero dell'astrazione oltre il quale si è arenata l'iconografia stessa del moderno.
Nessuna iconoclastia le anima, nessuno scoramento, bensì un profondo tentativo che confida ancora nella forza conoscitiva delle immagini. Quelle che Guaita seleziona dall'illustrazione scientifica o da altre fonti librarie che inglobino il tentativo di una tassonomia del visibile e dell'esistente, sono altrettante immagini che ambiscono a farsi rappresentazione del mondo, Weltanschauung, con tutte le contraddizioni e le aporie che ciò comporta.

Carlo Guaita's recent work moves towards the origin, towards the cultural and visual roots of the project of Modernity and its XXth Century crisis. Two gaps revealed by this crisis, two absences are the obsessive presences that his recent works costantly question: the endless and utopian project of the XVIIIth Century Encyclopédie and the utmost stage where the image was leaded during the late Century, those black rectangle of Abstraction beyond the Iconography of Modernity stranded. No discouragement, no iconoclasm vivifies his work, but rather a deep attempt that trust in the cognitive powerful of images. Those that Guaita selects as scientific illustration or sources that involve a taxonomy of existing and visible things, are equally images that aims to be a representation of the world, Weltanschauung, including their contradiction and their aporia.

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