Modalità d'uso

Forme di riutilizzo dell'immagine fotografica nei progetti editoriali

La mostra propone una riflessione attorno al riuso della fotografia vernacolare, definizione che comprende le immagini dimenticate nei cassetti e negli album privati delle nostre case e che oggi, in forma digitale, trova un luogo (semi)pubblico di diffusione nei social network. Questa riflessione si innesta su una tendenza che negli ultimi anni ha visto un vero e proprio rinnovamento dell'oggetto-libro in ambito fotografico (dalla concezione alla diffusione) grazie a nuovi piccoli editori, concorsi, mostre e al fenomeno di auto produzione degli stessi autori, in termini di self-publishing. Il Centro studi Nediža presenta una serie di fotografie originali utilizzate per la produzione della propria collana editoriale dal titolo Lezioni di fotografia e una selezione di otto progetti di autori europei. Questi ultimi sono proposti in forma di dummy, di volume self-publish nonché di edizione a tiratura limitata, nel rispetto del grado di sviluppo attuale di ciascun progetto.

Artisti selezionati: Robert Beyer, Alessia Bernardini, Andrea Botto, Julia Borissova, Irene Lazzarin, Jana Romanova, Alberto Sinigaglia, Arianna Arcara e Luca Santese (Cesura).

Castello (San Vito al Tagliamento)

A cura del Centro studi Nediža
in collaborazione con Roberto Del Grande

Progetti editoriali / editorial projects

Nel 1989 Joachim Schmid scriveva provocatoriamente: “Nessuna nuova fotografia finché non siano state utilizzate quelle già esistenti!”. Provocazione di grande attualità oggi nel momento in cui la tecnologia ci offre un modello di comunicazione dove la produzione di immagini è aumentata a dismisura e viene veicolata dai media con grande rapidità e, spesso, superficialità. La mostra presenta otto libri – che trovano una comune origine nell'uso di fotografie già esistenti riproposte in una nuova chiave di lettura – in diverse fasi del processo di elaborazione e secondo il grado di sviluppo di ciascuno: dalla forma embrionale di progetto ai dummies, dalle autoproduzioni in numero limitato ai libri già entrati nel circuito editoriale. In alcuni progetti gli autori hanno usato solo fotografie “trovate”, in altri, a partire da esse, hanno ideato nuovi percorsi di ricerca visuale; in entrambi i casi le “vecchie” fotografie sono state oggetto di una riflessione attenta e approfondita. Questa mostra si pone come un invito a rallentare il tempo di fruizione delle immagini, suggerendo un modo per attenuare il possibile effetto di “cecità per saturazione” che si produce oggi a causa della loro incontenibile disponibilità nei media.

In 1989 Joachim Schmid provocatively wrote: “No new photographs until the old ones have been used up!” A topical provocation, as today’s technology facilitates a communication model characterized by a massive increase in the production of images, which is conveyed very rapidly and, often, superficially by the media. The exhibition features eight books – sharing a common origin in their use of already existing photographs proposed in a new perspective – at different stages of the creation process and according to their level of development. Some are still in the early stages, in the form of dummies, some are self-productions in limited edition, and others are books that have already been published. For some projects the authors used only “found” photographs, for others, these were the starting point of new paths of visual research; in both cases, the “old” photographs were analyzed thoroughly. This exhibition aims to be an invitation to slow down when viewing images, suggesting a way to alleviate the potential “saturation blindness” effect caused by today’s uncontainable availability of images in the media.

Alberto Sinigaglia

Big Sky Hunting, Edition Du Lic, Skinnerboox, 2014

Alessia Bernardini

Becoming Simone, self-publish, 2014

Andrea Botto

19.06_26.08.1945, Danilo Montanari Editore, Podbielski Contemporary, 2014

Arianna Arcara e Luca Santese

Found Photos in Detroit, Cesura publish book, 2012

Irene Lazzarin

Atlas of Unseen Places, single copy, 2012

Jana Romanova

Shvilishvili, self-publish, 2013

Julia Borissova

The Farther Shore, self-publish, 2013

Robert Beyer

Fahrtenschwimmer, dummy, 2011

L'ambiente archivio / The archive setting

L'insieme delle immagini presenti nei cassetti e negli album privati, quelle dimenticate nei depositi degli enti e delle istituzioni, ovvero ciò che va sotto il nome di fotografia vernacolare, può essere fonte di sorprendenti ritrovamenti. Il Centro studi Nediža raccoglie da anni gli archivi fotografici del proprio territorio cercando di contrastare la rimozione della memoria per immagini dovuta al passare del tempo e all'odierna iperproduzione iconica. In questo processo di ricerca e valorizzazione le fotografie trovate assumono altri significati, perdono spesso la loro originaria funzione (ricordi di famiglia, attività di documentazione, didattica ecc.) per entrare a far parte, ricontestualizzate, della storia collettiva. La mostra presenta alcune fotografie realizzate negli anni ottanta durante i laboratori didattici di una scuola media e riutilizzate recentemente dal Centro per la produzione di una serie editoriale dal titolo “Lezioni di fotografia”. Le ingenue prove scolastiche che comprendono positivi, negativi e matrici per fotogrammi, ci parlano dei procedimenti stessi di produzione delle fotografie e mimano passi essenziali della storia del medium: non solo scarti ed esperimenti didattici ma oggetti autonomi liberati alle letture personali, filtrate dalla sensibilità di ciascuno.

The body of images contained in drawers and private photo albums, or forgotten in the storages of public bodies and institutions – which goes by the name of vernacular photography – can be the source of surprising recoveries. For years the Centro studi Nediža has been collecting local photographic archives, trying to counter the deletion of our image-based memory due to the passing of time and to today’s excessive production of visual content. In this research process, also aimed at enhancing their value, found photographs take on new meanings; they often lose their primary function (family memories, documentation and teaching activities, etc.) and become part, in a new context, of the collective history. The exhibition features some photos taken in the eighties during the photography workshops held at a middle school, which our Centro recently reused for the production of a publications series entitled “Photography Classes”. The pupils’ naive attempts, comprising positives, negatives and matrices, depict the very way photographs are made and mimic essential steps of the history of the medium. They are not just scraps and educational experiments, but also autonomous objects, set free for personal interpretations filtered through our own sensitivity.

Centro studi Nediža

Lezioni di fotografia, 2011-2012