Kristian Sturi – Gorizia, 1983 – realizza i propri lavori utilizzando materiali e stili eterogenei, accomunati proprio da un’apparente assenza di coerenza complessiva. Sturi passa infatti con agilità dalla produzione di oggetti tridimensionali, in ceramica smaltata con forme tribali ed erotiche, a una produzione più prettamente visiva, per la quale utilizza serigrafie, fumogeni e film colorati che evidenziano i limiti stessi della superficie bidimensionale. Talvolta egli si sofferma al confine tra le due dimensioni, realizzando supporti scultorei che fanno però pienamente parte dell’opera che sostengono, oppure manipolando oggetti di uso quotidiano presentandoli su parete come fossero dei quadri. I repentini cambi di registro e la presenza di elementi ricorrenti creano un giocoso sistema di segni e simboli che incuriosisce lo spettatore e lo invita ad approfondire il misterioso, complesso e ironico pensiero di Kristian Sturi, cristallizzato in totem con forme organiche, fumi alchemici, oro e lacche.

In the mood version #73

Il mio progetto ha preso forma visitando le Antiche Carceri di San Vito al Tagliamento. I disegni dei carcerati stratificati lungo le pareti durante il periodo della loro prigionia, mi sono sembrati subito i soggetti più idonei per il mio lavoro. Disegni abbozzati che mi hanno ricordato tanto i graffiti degli uomini delle caverne quanto le scritte dei writers contemporanei. In particolare mi ha colpito l’immagine di una nave, tema che ho ritrovato in altre celle di prigionia lungo la penisola italiana e in Europa. Perché proprio una barca? Molti prigionieri furono probabilmente dei galeotti. Per altri una creatività inaspettata ha fatto abbozzare, sotto forma d’imbarcazione, una rappresentazione di evasione e libertà. Spesso l’unico metro di misura del carcerato per intuire lo scorrere della pena è la notte. Perché un’opera deve essere fruita solo nel tempo diurno? Ecco che di giorno la mia scultura appare come una superficie uniforme, perturbata dal vento ma su cui non compare nulla. Quando il buio ha la meglio, vediamo però delinearsi un profilo. Una barca luminosa priva di equipaggio che parte per solcare le chete acque del fossato, in attesa che passi la notte. Il medium da me prescelto è la ceramica dipinta con vernice fosforescente. Vorrei che la scultura esprimesse lo scorrere del tempo, la dialettica tra giorno e notte ed il senso dell’attesa. L’attesa di uscire del carcerato. L’attesa come momento di sedimentazione, raccoglimento e meditazione.

Kristian Sturi