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Nataša Sienčnik

Nataša Sienčnik, How to draw a border in the sky, 2018
modelli in scala 1:5 in acido polilattico su base in polistirolo, 20x40x30 cm
ph. credits: GC / Palinsesti 2018

La ricerca artistica di Nataša Sienčnik è fortemente calata nel presente e nell’analisi delle problematiche sociali, politiche e culturali che lo caratterizzano, in dialogo con il passato e con un futuro che non può che essere immaginato.
Nel concepire il lavoro artistico come strumento di riflessione, l’artista ricorre spesso a meccanismi indirizzati a coinvolgere direttamente l’osservatore e stimolarne il pensiero critico.
Lo spettro dei linguaggi utilizzati da Sienčnik è ampio e comprende indagini teoriche e concettuali, design, grafica, modificazioni di oggetti esistenti, installazioni nello spazio pubblico – anche sonore e interattive –, fotografia e video. I lavori, rigorosi nella forma e in un’estetica mai casuale, sono spesso arricchiti dall’utilizzo di colori dai toni sgargianti. Per tutti questi motivi la ricerca dell’artista si colloca in un territorio ibrido che mette in discussione lo statuto dell’oggetto e la sua inclusione all’interno di una precisa categoria artistica.
Nataša Sienčnik (1984, Klagenfurt) vive e lavora a Vienna, dove insegna all’Accademia di Belle Arti e alla Graphische. Ha studiato Transmedia Art all’Università delle Arti Applicate di Vienna, Communication Design alla Kingston University di Londra e Networked Media al Piet Zwart Institute di Rotterdam.

How to draw a border in the sky

Il progetto consiste in un’installazione di circa dieci casette per uccellini bianche, situata in un giardino di San Vito al Tagliamento. Queste sculture utopiche ricordano abitazioni astratte che attraggono uccelli migratori e forniscono nidi per le loro famiglie. Il cielo non ha frontiere e invitiamo questi volatili a visitare i nostri giardini perfetti, offrendo loro rifugio e cibo. Queste creature sono più che benvenute a restare, diversamente da altre che stanno attraversando il Mar Mediterraneo. Promesse di una terra migliore sono presto infrante quando all’immaginazione utopica si sovrappone la realtà. Le chiudiamo in torri, gabbie, caserme e in posti lontani, facendo del nostro meglio per escluderle dalla vita pubblica.
L’installazione è destinata ad essere collocata nel giardino dell’Antico Ospedale, storicamente un luogo di compassione. A prima vista gli oggetti appaiono proprio come idilliache casette famigliari. Solo con uno sguardo più attento si rivelano essere delle gabbie piuttosto che delle case. Le loro finestrelle sono state serrate con del graticcio e le porticine dorate possono chiudersi in qualsiasi momento.