< back

Ulrike Schulze

Ulrike Schulze, Two Girls, 2018
cemento e argilla colorata, 2 pezzi indivisibili, 100x26x90 cm, 20x22x71 cm
courtesy Van HORN Gallery, Düsseldorf
ph. credits: GC / Palinsesti 2018

Il gruppo di lavori qui esposti presenta la ricerca scultorea di Ulrike Schulze, caratterizzata dall’assemblaggio di materiali grezzi come il cemento, l’argilla non lucidata, le pietre da costruzione e le tavole di compensato. Le sculture, azzerate nella forma, sono riconducibili alla tradizione minimalista, ma la pittura dai toni pastello sulle superfici le rende vibranti, meno austere, più poetiche ed emozionali. L’artista studia accuratamente la loro posizione nello spazio come se dovesse scattare un ritratto fotografico di famiglia, al fine di indagare l’architettura e lo spazio tra le cose. Questi lavori, infatti, apparentemente instabili e delicati, sono ibridi a metà tra architettura, scarto e installazione che, silenziosi, emergono dal luogo in cui sono collocati. Non solo, quindi, si aprono naturalmente a un dialogo con l’ambiente che li circonda, ma invitano l’osservatore a prendersi del tempo per osservarli da vicino e coglierne le relazioni.
Ulrike Schulze (Dormagen, 1985) vive e lavora a Colonia. Ha studiato all’Accademia d’Arte di Düsseldorf con Thomas Grünfeld e Rebecca Warren. Nel 2016 ha vinto il primo Premio Ehrenhof rivolto ai giovani diplomati dell’Accademia.

Two Girls

L’opera che propongo per il Premio In Sesto è costituita da due ceramiche poste su dei basamenti di cemento, accompagnate da una traccia sonora discreta e silenziosa.
Le ceramiche sono dipinte a mano e seguono la mia ricerca artistica originale, la quale esplora l’incarnazione psicologica all’interno di sculture che ricordano architetture o rovine.
I giardini di San Vito al Tagliamento, dietro la Chiesa, mi hanno portato a raccontare una storia di giovani. I giovani di ogni città, sebbene a volte possano essere chiassosi e rumorosi, tendono anche a occupare quegli spazi intermedi, come cortili, parchi, prati o parcheggi, che non vengono utilizzati a partire dalle ore serali. Questo lavoro li segue nei giardini. Una ceramica è posta su un basamento, che viene rovesciato per essere usato come panchina, l’altra si accuccia accanto a un muretto. Proprio come le ragazze che si nascondono nei giardini, circondate da fiori, in tinta con il colore della loro pelle e dei loro capelli. Il suono dà alle sculture l’impressione che stiano comunicando, ma rimanda anche al fruscio dei giardini e dei parchi. Aggiungendo questa parte sonora all’installazione, il mormorio delle Due Ragazze (a cui allude il titolo dell’opera) sarà udibile, anche se pur astratto, come il loro aspetto.