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Luc Mattenberger

Sac à dos à moteur, 2007
Edizione di 3, zaino, motore a due tempi, altri materiali
Coll. Faruffini, Roma - Coll. Hohn, Basilea

Le macchine di Luc Mattenberger sono tutte realmente funzionanti, spesso dall’odore di benzina e dalle tracce di pneumatico rimaste sul pavimento della sala espositiva si evince che il motore è stato da poco azionato, e che potrebbe essere di nuovo messo in funzione. La responsabilità e il rischio che comporta una tale azione investono parzialmente lo spettatore, coinvolto in un sottile gioco di violenza psicologica durante la contemplazione dell’opera, nella interazione frustrata del rapporto uomo-macchina.

Questi congegni, dalla fattura elegante e raffinata nonostante la natura dei pezzi che li compongono, non hanno alcuna utilità pratica, se non quella di ribaltare l’interrogazione sull’oggetto-scultura e sulla sua impraticabilità. Excavatrice, se azionata, segna rovinosamente la pavimentazione della sala; Sac à dos à moteur resta avvolto in un alone di mistero e di indecifrabilità: zaino di proporzioni perfettamente adattabili al corpo umano, esso combina un immaginario fantascientifico con la sensazione di pericolo provocata da quella che potrebbe essere un’arma di autodistruzione.

Con una marcata inversione di tendenza rispetto all’avanzamento informatico delle nuove tecnologie, le macchine di Mattenberger assolvono una funzione insensata e consuntiva; della relazione uomo-tecnica ciò che ancora sussiste è l’impianto pesante e rumoroso che aziona e trasmette la forza motrice del macchinario, una forza ironicamente diretta contro l’osservatore e la sua intenzionalità nell’avvicinarsi all’opera d’arte. This is not a Lullaby preannuncia sin dal titolo un contenuto minaccioso e mette lo spettatore in una condizione di allerta e di prevenuta distanza: l’oggetto emette ogni 12’’ il suono di una sirena d’allarme. In assenza di una effettiva causa di pericolo l’opera funziona come puro elemento di disturbo nella apparente uniformità del quotidiano, punto nodale che richiama la caotica aggregazione di persone e accentra su di sé sensazioni di panico e paura.

All Luc Mattenberger’s machines really do work; from the gas smell and the pneumatic tires’ tracks left on the exhibition room’s floor you can often realize that engine has just been activated, and it could be activated again. The liability and the risk of such action partially invest viewers, involved in a subtle game of psychological violence while gazing at the artwork, in a frustrated interaction of the man-machine relationship. These devices are elegant and refined, despite the kind of pieces they are made of; they do not have any practical utility and they question the sculpture-object and the fact it is impracticable. If the Excavatrice is activated, it ruins the exhibition room’s floor; the Sac à dos à moteur remains mysterious and unreadable: like a rucksack easy fitting to human body, it combines a science-fantasy imaginary with a dangerous sensation caused by something quite similar to a self destruction weapon. With a strong reversal – if they are compared with new technologies-, Mattenberger’s machines perform a crazy and wasting function; what still remains of the man-technique relationship is the noisy and heavy system operating and transmitting the motor drive, like a power ironically addressed against the viewer and his purpose to come closer to the artwork. This is not a Lullaby forecasts from the title a threatening content and puts the viewer in alerting condition and distance: every 12 minutes the object gives out an alarm’s sound; in the absence of a real danger it works as such an interference in everyday life, as a nodal point remembering a chaotic gathering, centralizing fear and panic sensations.

Alessandra Tempesti
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