Palinsesti 2008: In sesto
È sempre difficile procedere a simili raffronti, ma sembra abbastanza evidente che l'attenzione critica e i sommovimenti di mercato, quando ci sono, sono rivolti in gran parte agli artisti nei loro primissimi passi (dal termine degli studi, poniamo, fino al decennio che segue) tralasciando il cammino negli anni a venire, soprattutto quando l'investimento non ha confermato le aspettative di rendita e le performance degli esordi.
L'irrazionalità delle aspettative solari è pur sempre preferibile alle verifiche sui risultati conseguiti negli anni (il che non di rado è fatica, sacrificio, talora constatazione di fallimento; e, a volte, ripresa); il tempo verbale prediletto dalla critica è il presente, quando non il futuro; postulare un esito felice è sempre più agevole che provare a comprendere quelle ragioni che, nel divenire del lavoro, tendono a disattendere, per fortuna, gli entusiasmi iniziali.
Oltre alla capacità che hanno nell'interpretare, ciascuno a suo modo, i difficili spazi espositivi dell'Ex Ospedale dei Battuti, gli artisti qui riuniti sono invocati come esempio di lavoro indisponibile al vaglio frettoloso, e meno ancora a quella deprimente osmosi tra maestro storico e brillante promessa in cui, per prassi di mercato, il plusvalore del vetusto artefice fertilizza le fragili radici del virgulto, tagliando fuori energie ed esperienze intermedie: ma che restano, tuttavia, ben "in sesto".
La ripartizione di queste mostre personali non risponde solo all'esigenza, per così dire ideologica, qui prospettata, ma segue anche delle ragioni formali. Ogni spazio è stato interpretato secondo tre diversi codici. Una pittura che si emancipa dal supporto e si fa ambiente (Patelli). Una scultura che ambisce alla complessità cognitiva dell'installazione sonora e di un paesaggio naturale (Del Signore). L'intervento nello spazio come architettura metaforica (De Leonardis).