Territori Attuali - Palinsesti 2013

30 novembre - 19 gennaio 2014

OFF 2013 – Cantieri di fotografia

OFF 2013 – Cantieri di fotografia a cura di Alessandro Ruzzier

Artisti selezionati Marina Ferretti, Giulia Iacolutti, Lara Trevisan

“Credo che gli spazi restituiscano memorie, immagini, storie in maniera quasi fisiologica e che quindi contengano già un loro patrimonio immaginifico. In un luogo si stratificano differenti livelli temporali e la nostra presenza si diluisce in un passato che, man mano che si procede all’indietro, si manifesta sempre più opaco all’indagine razionale ma che costituisce una superba superficie sulla quale proiettare le nostre visioni di oggi, un atteggiamento centrato sul presente, in grado di innescare uno sguardo che si possa defilare da quella fascinazione.”
Alessandro Ruzzier

Dopo la prima edizione nel 2012, l’Associazione Grafite presenta OFF 2013, il cantiere di fotografia durante il quale gli organizzatori, il curatore e gli artisti lavorano assieme ridefinendo le logiche di relazione all’interno del sistema dell’arte contemporanea. Quest’anno sono state selezionate tre autrici ed è stato chiesto loro di lavorare su tre spazi fisici, tre luoghi situati nel territorio circostante, scegliendo fra i luoghi dell'abbandono, dell'inutilizzo, dei segni del tempo, con la loro fascinazione che deriva da quell'immagine decadente, irresistibilmente corrotta e invitante. Questo soggetto, nella maggior parte dei casi, è sufficiente per paralizzare il pensiero di chi lo vuole rappresentare, riducendolo ad atto contemplativo quasi sterile. Quello che invece si è provato a tracciare è uno sguardo centrato sul presente, in grado di innescare una visione che si possa defilare da quella fascinazione.

Marina Ferretti

Pordenone, 1982

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Caserma Fratelli Dall’Armi Close Range Photogrammetry - Fotogrammetrie degli Oggetti vicini

Il titolo sottolinea l’approccio poco sentimentale e più scientifico nei confronti di una struttura “morente”. Per il progetto sono state perlustrate e raccolte le rovine della Caserma Fratelli Dall’Armi utilizzando un metodo quasi archeologico, alla ricerca di tracce di materiali e oggetti, fotografandone l’ossatura e le ceneri. La tecnica scelta, ovvero la fotogrammetria, deriva dall’ambito bellico e dalla cartografia, ma oggi trova molti utilizzi: dall’architettura all’individuazione del petrolio nel sottosuolo. In particolare la fotogrammetria “degli oggetti vicini” viene utilizzata per il rilevamento su distanze da 1 a 30 metri: dagli studi per lo sviluppo urbanistico di aree dismesse, agli studi antropologici e zootecnici, dalle indagini giudiziarie al restauro artistico, al rilievo di incidenti stradali, o alle misurazioni d’alta precisione in officina.

La mia ricerca si sviluppa attraverso la fotografia e il disegno. Nei miei ultimi progetti fotografici mi sono dedicata ad una raccolta di immagini realizzate all’interno di luoghi museali, acquari ed in particolare Musei di Storia Naturale, anche con una particolare attenzione verso il luogo inteso come impianto e architettura. Alterno immagini di piante, busti, decorazioni murali, scheletri, crani, oggetti antichi e contemporanei creando collezioni fotografiche con elementi apparentemente differenti tra loro ma che racchiudono una struttura comune.

Giulia Iacolutti

Cattolica, 1985

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Complesso del Cragnutto It seems alive

La località Cragnutto è una realtà sospesa in cui si percepisce vita. I muri giacciono soggiogati dalla vegetazione in attesa di cadere: non ne resterà traccia, se non nelle memorie. Il Signor Piero è vissuto all’interno della villa; da piccolo, davanti a quello stesso caminetto, era scaldato dalla madre. Miruna gioca a nascondino con la cugina, lei vive lo spazio come un rifugio. Il ricordo del Cragnutto è imbalsamato in belle memorie, come in quella di Mario che ricorda la moglie quando vivevano insieme. Come loro, tanti “volatili” sono passati sotto il portico che divide le case dai campi. Il Signor Piero accarezzando uno degli animali cacciati dice: “Sembra vivo”; questa frase ha indirizzato il mio processo creativo: l’ho ripetuta guardando la struttura, dove la vita c’è stata e dove ora trovano dimora solo i piccioni, animali che mai nessuno imbalsamerà.

Dopo la laurea ho studiato fotografia a New York e mi sono diplomata presso l’Accademia del teatro alla Scala di Milano come fotografa di scena e video maker. Da qui, l’interesse per l’arte scenica che si esprime in un dialogo con l’emotività degli interpreti, gli aspetti comunicativi e lo spazio “teatrale”: ne nasce il pensiero che ogni istante della quotidianità, se racchiuso in un fotogramma, possa assumere un valore scenico. L’elemento umano e la tensione verso temi sociali sono il mio punto di partenza per ogni ricerca, che, col mezzo fotografico, origina incontri destinati al “per sempre”. La fotografia è il modo per spiare l’intimo umano e non temere il mondo.

Lara Trevisan

Udine, 1983

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Cimitero Ebraico, San Vito al Tagliamento

Per raccontare e documentare questo luogo l’ho esperito in tre situazioni distinte: prima in solitudine, poi facendo interagire un solo soggetto con lo spazio e infine implicando la presenza di più soggetti.
Il risultato è una serie di tre sequenze separate che ho voluto rimescolare in questo polittico composto da 24 fotografie. Rimescolare le immagini significa unire le tre storie, i tre momenti vissuti in questo luogo, per dare vita ad un’unica grande tavola, cioè quella delle sensazioni percepite e derivate dall’ambiente circostante. Esplorando il rapporto tra presenze e territorio, cerco di suggerire il legame e il dialogo che si instaura tra esseri viventi ed elementi caratterizzanti di questo luogo sacro, intimo, silenzioso, dalle atmosfere trascendentali e dedicato in passato all’accoglienza della morte.

Mi sono diplomata all’Istituto d’Arte G. Sello di Udine e, attualmente, frequento un corso di laurea in scienze e tecnologie multimediali a Pordenone. La mia formazione deriva dal teatro, la ricerca sonora e la videoproiezione : collaboro con musicisti di derivazione ambient e ultimamente sto sviluppando dei progetti fotografici a grande formato nell’ambito della street art. La mia fotografia è un gesto teatrale. Atmosfere sospese, movimento, imprecisione, non-definizione imprimono alle fotografie una spinta oltre i limiti della superficie stampata e rimarcano la possibilità, nell'epoca della postproduzione digitale, di una fotografia “fisica”, fatta con il corpo e il movimento.