Elio Caredda
Essiccatoio Bozzoli
a cura di Antonio Garlatti e Giorgia Gastaldon
E il naufragar m’è dolce in questo mare
Giacomo Leopardi, L’infinito
«La vera opera d’arte nasce “dall’artista” in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta. Diventa un aspetto dell’essere». Questa affermazione di Wassily Kandinsky può aiutarci a cogliere il percorso artistico di Elio Caredda, orientato ad una sua personale ricerca spirituale, mistica, rivolta verso la conoscenza. E questa ricerca inevitabilmente lo porta a «fissare gli occhi sulla sua vita interiore, tendere l’orecchio alla necessità interiore» (W. Kandinsky, Lo spirituale nell’arte), senza mai perdere di vista però la realtà e le sue contraddizioni. Le opere di Caredda presenti in questa edizione di Palinsesti ci conducono, attraverso un percorso a volte fatto anche di “comportamenti ingiustificati”, irrazionali, ripetitivi, ossessivi, a guardare dentro noi stessi, alla nostra essenza. Ci invitano a fermarci, a vedere le cose, il mondo, in modo diverso, a dare un senso, una “giustificazione” alla nostra vita.
Con questa mostra personale prosegue dunque, anche in questo 2017, l’attività di ricognizione sull’opera degli artisti presenti nella collezione d’arte contemporanea di San Vito al Tagliamento Punto Fermo, costituita nel 2011 in occasione del ventennale di Palinsesti, e collocata in maniera permanente negli spazi dell’Essiccatoio Bozzoli. In questa raccolta è conservata l’opera di Elio Caredda Ush dar dam (2008), punto di partenza di questa mostra monografica.