Sinta Werner e Markus Wüste

La ricerca artistica di Sinta Werner esplora il rapporto tra immagine e realtà, tra spazio digitale e analogico, alterando la percezione dell’ambiente attraverso ritagli o particolari illusioni ottiche. Nei suoi collage fotografici, così come nelle sculture e installazioni, riflessi e sdoppiamenti catturano lo sguardo innescando, tanto negli spazi quanto sulle superfici, meccanismi non convenzionali. Markus Wüste invece, è uno scultore che lavora la materia. Granito, marmo e basalto sono i materiali che predilige per sondare il delicato equilibrio tra resistenza e fragilità. Nelle sculture, spesso ispirate a oggetti del quotidiano, l’artista lavora la pietra al fine di esaltare la superficie e la morfologia più profonda, cercando di ricavare dal materiale l’impossibile o il paradosso come il movimento, il dinamismo e l’illusione.
Per questo, i lavori nati dalla collaborazione tra i due trasformano lo spazio architettonico in un luogo in cui fermarsi; riflettere sul dialogo tra i principi materici della scultura e quelli percettivi dell’ambiente circostante. Rimandi, sovrapposizioni, rifrazioni e proiezioni: sono questi i principali accorgimenti che destabilizzano lo sguardo e forniscono nuove chiavi di lettura.
Nei due collage Broken Line I e II (2020) realizzati appositamente per la mostra, Werner interviene sulle fotografie creando una linea spezzata applicando minuziosi cuboidi in polistirolo che attraversano diagonalmente l’intera composizione. Tale linea è gemella di una seconda dall’andamento orizzontale: la strada che attraversa l’arido paesaggio di Fuerteventura, segnalata da una sequenza di blocchi in cemento che la fanno apparire “spezzata”. Il segno inciso dall’artista segue il severo pendio delle montagne per poi stagliarsi contro il cielo, quasi a voler annullare la distanza tra terra e aria. Questo lavoro è in dialogo con l’opera Raumstein (2016) di Wüste: un parallelepipedo verticale in granito nero, dalla superficie solo parzialmente levigata, i cui bordi sono tratteggiati da segni scuri. Tale accorgimento sembra privare la scultura della sua massa per enfatizzarne invece il volume e l’apertura verso lo spazio, in un rimando continuo tra pieni e vuoti, proprietà della materia e una sua possibile astrazione.

Magalì Cappellaro

Sinta Werner (Hattingen, 1977) vive a Berlino. Ha studiato tra Berlino, Londra e New York. Nel suo lavoro – collage fotografici, installazioni e sculture – indaga il rapporto tra bidimensionalità e tridimensionalità, spazio digitale e analogico. Markus Wüste (Kötzting, 1970) vive a Berlino e ha studiato tra qui e Atene. Come scultore lavora con la pietra, indagando le potenzialità del materiale nel suo rapporto con lo spazio, il movimento e l’illusione. Nei loro progetti collaborativi i due artisti indagano il tema della percezione dell’oggetto in relazione allo spazio architettonico.

Progetto per Premio In Sesto 2020
Noise Reduction (render del progetto), 2020
pietra
minensioni naturali

In Noise Reduction Werner e Wüste indagano il rapporto tra mondo analogico e digitale, proponendo la scultura di un “cane pixellato”. Da lontano può sembrare reale, ma è solo nell’avvicinamento che si coglie una scultura fatta di strati di cubi sovrapposti, un'immagine bidimensionale che sembra non essere completamente “caricata” o che è stata intenzionalmente resa anonima.

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Broken Line II, 2020,
stampa a pigmento d’archivio con cuboidi di polistirolo
40,5x59,6 cm

Raumstein, 2016
granito
40x15x15cm base in metallo 10 cm