Mappe di colore

La sintassi dell'astrazione

Mario Palli e Pope

Da oltre cinque decadi Mario Palli e Pope portano avanti con estrema coerenza e lucidità una ricerca artistica volta a privilegiare il recupero della manualità e della tecnica, dove luce, colore e superficie si configurano come elementi linguistici autonomi, ma sempre dialoganti, del fare pittura. Non somiglianze, ma affinità: da qui muove la mostra che si presenta come un ideale itinerario attraverso i processi e le modalità espressive che hanno caratterizzato l'opera di questi due autori.

Ritmi per una sinopia, Azzurro sopra la sinopia, Sinopia annerita... i titoli di questi recenti lavori di Mario Palli (1946), due dei quali esposti per la prima volta in questa occasione, parlano del profondo quanto duraturo legame che unisce l'artista giuliano all'antica arte dell'affresco. Gli anni della formazione veneziana, dove Palli impara a padroneggiare questa difficile tecnica sotto la sapiente guida di Bruno Saetti, sono fondamentali per comprendere la genesi di un'idea, di una suggestione che, attraverso più di cinquant'anni di sperimentazioni, hanno condotto all'esplicazione del suo linguaggio artistico odierno. La sinopia, infatti, altro non è che il disegno preparatorio utilizzato dai maestri frescanti come traccia da seguire verso il compimento dell'opera finale, destinata irrimediabilmente a perdersi in favore del colore applicato a fresco sull'intonachino. Un'immagine transitoria e sacrificabile dunque, e proprio in virtù di questo espressione più vera e genuina dell'estro dell'autore, delle sue intuizioni scevre da condizionamenti. Da qui muove la ricerca di Palli, il cui interesse per ciò che si pone “sotto” o “dietro” la superficie, e la consapevolezza della sua importanza progettuale all'interno di un processo additivo, hanno portato all'esplorazione sistematica della pittura come atto “rivelatore”.

A differenza dell'affresco però, nell'opera dell'artista tutti i procedimenti attivati per il raggiungimento del prodotto finale sono perfettamente visibili e riconoscibili dall'osservatore: dalla traccia preparatoria della sinopia realizzata rigorosamente su un pannello di legno di pioppo (l'”arriccio”), alla tela da restauro a trama larga che la ricopre (intonaco), fino alle velature superficiali di colore più o meno corpose. Ecco dunque emergere dal fondo ampie impronte cromatiche che diventano un unicum con la trama e l'ordito della tela: i blu, i neri e i toni neutri dell'acrilico così filtrati possono poi accogliere, in alcuni casi, porzioni di corposo colore omogeneo solcato da sottili filamenti obliqui che ne marcano la presenza. Le due modalità espressive ben si colgono nel piccolo dittico composto da Velo grigio più riga azzurra e Azzurro sopra la sinopia, del 2019, in cui è possibile osservare come l'impronta di colore grigio scuro del primo modulo emerga esclusivamente da sotto il tessuto della tela, mentre come nel secondo l'artista sia intervenuto con l'acrilico blu anche sullo strato più superficiale.

La scelta di una pittura espansa nella forma del dittico, del trittico e del polittico è anch'essa riconducibile agli anni di formazione di Palli: così come i maestri frescanti concepivano l'opera in funzione di una struttura preesistente, allo stesso modo l'artista avverte l'esigenza di dialogare con lo spazio circostante attraverso la realizzazione di moduli che, partendo dallo stesso tema, possano offrire equilibri e composizioni sempre diversi. È il caso ad esempio del grande polittico intitolato Sinopia, velo bianco del 2022, composto da tre moduli rettangolari delle stesse dimensioni che, intervallati da bande di altezza variabile, va a costituire un gioco di assemblaggi dalla solida valenza architettonica. Queste “bande” possono infine acquisire una propria autonomia fisica come elementi singoli nello spazio, con una struttura a telaio che rispetta una dimensione costante in altezza, ma soluzioni diverse nella larghezza, permettendone una lettura tridimensionale (Banda nera e Stanga nera, 2022).

A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta la ricerca artistica di Pope (Giuseppe Galli, 1942) registra il passaggio da una pittura di genere informale, caratterizzata da pennellate cariche di materia a cui spesso venivano accostati segni puramente grafici, a soluzioni espressive diametralmente opposte, contraddistinte da una strutturazione logica sempre più stringente. Gli accurati studi condotti sulla teoria della forma e della percezione visiva portano l'artista all'elaborazione di lavori dalla forte componente geometrica, dove le variazioni di colore fungono da stimolo continuo per l'occhio dell'osservatore. È però con l'avvio del decennio successivo che questa ricerca acquisisce piena struttura, approfondendo il tema della superficie, della ripetitività e dello studio del binomio luce/colore.

Il percorso della mostra dedicato al lavoro di Pope si focalizza proprio su questa fondamentale fase di sperimentazione artistica, la cui indagine si colloca all'interno di un arco temporale – gli anni Settanta – in cui l'esigenza di una profonda riflessione e ricalibrazione dei mezzi e delle modalità espressive della pittura si faceva sempre più stringente anche, e soprattutto, a causa del difficile confronto con i nuovi media. Nasce così la vasta serie di opere intitolata Percorsi variabili.

Si tratta di lavori dove il tessuto pittorico è interessato dalla pervasiva e sistematica ripetizione di bande cromatiche inclinate di 45° e larghe 9 millimetri che alternano due toni leggermente diversi dello stesso colore, a ricoprire l'intera superficie del quadro. La dinamicità dell'insieme, nel pur costante grado di inclinazione, è data dalla diversa lunghezza di ciascuna banda, in un impercettibile gioco di differenze ed equilibri optical, sull'esempio di Vasarely. Nell'opera intitolata Percorso variabile didattico del 1976, questo “gioco” viene arricchito ulteriormente dalla presenza di un modulo bi-cromatico privo di bande che l'artista colloca al centro come momento di “pausa” nell'ideale lettura dell'insieme, sottolineando così il passaggio fisico da uno stato cromatico all'altro.

Questo lavoro, sviluppato in trittico, permette inoltre di evidenziare l'importanza rivestita dalla componente spaziale nell'opera di Pope: avvalendosi della moltiplicazione dei moduli dipinti, spesso composti in dittici, trittici e polittici, l'artista dialoga con lo spazio approdando a disposizioni geometrico-ortogonali anche molto articolate, come nel caso di Percorso variabile (viola a base blu) del 1974 composto da undici elementi.

Con l'opera Cancellando pittura, ritrovo pittura – Rich gold su percorso variabile, collocata nell'ultima sala del piano, si conclude idealmente il racconto dei Percorsi variabili. Si tratta di un'opera fondamentale, la cui lettura viene esplicata dal titolo stesso: “... nel momento in cui azzeravo il lavoro che stavo facendo (la serie dei Percorsi), ritrovavo nella cancellazione la possibilità di costruire nuovamente della pittura”, spiega Pope. Il dipinto presenta un velo omogeneo color oro che, come una patina bizantina, ricopre l'intera superficie del quadro lasciando però intravedere la trama di bande e le tracce della “memoria” del colore sottostante localizzate lungo il perimetro.

Le tracce di questa “pittura cacciata ai bordi” si ritrovano infine nell'unica opera in mostra che non appartiene o non rimanda alla serie dei Percorsi variabili: si tratta del dipinto intitolato Nel rosso una singolare ferita del 1988, un omaggio all'opera L'origine du monde di Gustave Courbet. La superficie, lavorata attraverso grasse pennellate di colore acrilico blu, verde, giallo a creare piccole vibrazioni cromatiche, viene interamente coperta da un velo di pittura rosso acceso, azzerandola. Anche in questo caso, l'artista “cancella per ritrovare” lasciando avvertire la presenza vibrante del colore sottostante attraverso piccole “ferite”.

Pope, Cancellando pittura ritrovo pittura, 1982
acrilico tela su tavola
75x75 cm

Mario Palli, Sinopia velo grigio con riga blu, 2019
acrilico tela su tavola
90x150 cm

Pope, Percorso variabile (viola a base blu), 1974
acrilico tela su tavola polittico
dimensioni variabili

Pope, Percorso variabile rosso (dettaglio), 1975
acrilico tela su tavola polittico
dimensioni variabili

Mario Palli, Velo blu assoluto, 2020
acrilico tela su tavola
100x150 cm

Mario Palli, Sinopia velo bianco, 2022
acrilico tela su tavola
150x224 cm