Mappe di colore

Sandi Renko

All’inizio del percorso della mostra “Mappe del colore”, vengono esposte alcune opere dell’artista Sandi Renko, di origini slovene, nato a Trieste nel 1949. La sua ricerca artistica è presentata da una serie di opere recenti, tutte realizzate nel 2022, ma che ben sintetizzano e illustrano le riflessioni che da sempre costituiscono il centro della sua produzione.

Formatosi nella Trieste anni sessanta, Renko ha studiato presso l’Istituto statale d’arte Umberto Nordio, dove insegnavano protagonisti dell’arte locale come Marcello Mascherini, Marcello Siard, Ugo Carà, Enzo Cogno e Miela Reina. Grazie alla fervente attività espositiva e artistica della Libreria Feltrinelli di Trieste e soprattutto all’ambiente padovano che iniziò a frequentare agli inizi degli anni settanta, ben presto ebbe modo di conoscere le più recenti ricerche e sperimentazioni di Bruno Munari, Enzo Mari, Getulio Alviani e del Gruppo N, avvicinandosi all’arte Programmata e Cinetica. Lo studio della percezione visiva e delle illusioni ottiche ha quindi sempre rappresentato il focus principale delle opere di Renko, che non possono però essere pienamente comprese se non si prendono in considerazione i lunghi anni di lavoro nel mondo del design.  

Arte e design hanno quindi sempre costituito le due facce, indissolubilmente legate, della vita e della carriera dell’artista, caratteristica riscontrabile soprattutto nell’estremo rigore progettuale con cui Renko affronta il processo creativo di ciascuna sua opera. Partendo da differenti immagini assonometriche e forme geometriche, l’artista riporta le sue idee compositive al computer per poterne creare un’anteprima digitale e verificare gli effetti cromatici, prima della concretizzazione finale. Il suo lavoro non procede a livello istintivo, quanto piuttosto si dimostra il risultato di un lungo e controllato processo che porta fino al risultato finale. Nessuna scelta è mai casuale nell’arte di Renko, ma il frutto di decisioni studiate e ragionate. Si può riscontrare talvolta, nelle sue opere, una certa ripetitività, con moduli geometrici che ritornano e si richiamano in continuazione, ma è proprio in questa instancabile ricerca formale che si trova l’originalità del lavoro di Renko.

Nel piano terra dell’Ospedale dei Battuti una serie dipinti su canneté, cartone ondulato, accompagna il visitatore all’interno dello spazio espositivo, diviso in due ambienti. La serie prende il nome di Pivotali e comprende cinque pannelli quadrati di cartone, in cui il colore, applicato con l’aerografo, è steso accostando sottili linee verticali applicate sui lati delle onde del cartone. L’immagine è progettata a partire da accostamenti cromatici che via via creano continue mutazioni visive: l’incrocio del motivo grafico, con gli effetti risultanti dal supporto su canneté, crea combinazioni che variano a seconda del punto di vista. Si tratta di composizioni geometriche e astratte, alla cui base vi è la forma del cubo, che, scomposta, si espande sulla superficie data dal supporto, si propaga, in ripetizione, con continue compenetrazioni. Le scelte cromatiche non sono mai casuali, e il colore è applicato sul canneté in base all’effetto ottico che l’artista punta ad ottenere, includendo all’interno di un’opera più immagini che appaiono alternativamente spostandosi da sinistra a destra. Le cinque composizioni sono fortemente legate fra di loro: l’autore gioca qui con i colori complementari, il blu e l’arancio, così come il verde e il rosso. Vi è poi il nero, che neutralizza i contrasti precedenti ed unisce i cinque quadri di questo ciclo.

Con le loro continue variazioni cromatiche e ottiche, questi accompagnano il visitatore verso lo spazio absidato, in cui si intravedono ancora antichi lacerti d’affresco, che si confrontano con le opere di Renko. Ognuno dei cinque cartoni si ritrova, replicato sotto forme differenti e meno regolari, a fare parte della scultura centrale, vero focus dell’esposizione. Si tratta di una struttura cinetica, in cui ciascun elemento compositivo, realizzato su canneté, è legato per corrispondenza ai Pivotali a parete: in questo sistema di incastri, ciascuno dei cinque dipinti è richiamato quindi all’interno della struttura, in un gioco di composizione e scomposizione. Si ritrovano, ancora una volta, gli stessi colori, due a due complementari, con il nero che fa da trait-d’union alla base. Il movimento dell’installazione è dato da una base rotante su cui è impostata. Tramite l’incrocio e la compenetrazione dei due pannelli bidimensionali, dipinti su entrambi i lati, il rapporto tra le colorazioni diviene più complesso: in questo modo si crea un sofisticato gioco ottico in continuo divenire che dialoga con il visitatore. L’effetto visivo dato dalle particolari scelte cromatiche e compositive, in questo caso, non è generato solo dal movimento e dallo spostarsi del visitatore attorno alla scultura: qui è l’opera stessa a girare. Proprio in questo aspetto la scelta del titolo trova la sua risoluzione e spiegazione. Il movimento risulta una novità nella carriera di Renko e in questo caso l’idea alla base della struttura è quella di pivot, di perno, reso però con l’aggettivo, com’è comune da parte dell’autore.

Ben diversa risulta però l’installazione dal titolo Cruciale, pensata da Sandi Renko per la Chiesa di Santa Maria dei Battuti, spazio peculiare e molto suggestivo. All’interno di quest’ambiente il visitatore viene infatti colto di sorpresa dalla presenza di un monumentale reticolato ortogonale, che forma un grande cubo posato a pavimento. La struttura è costituita da una serie di montanti in abete, sui quali sono posizionati dei teli in textilene blu, rossi e gialli, i tre colori primari.  Questi tessuti, parzialmente trasparenti, sono intrecciati tra le travi di legno e sovrapposti tra loro a formare ancora una volta dei cubi, forme geometriche sempre centrali nella produzione di Renko.  Questa struttura scandisce con rigore lo spazio in cui è inserita, in un dialogo in cui la sfera dell’irrazionale legata al sacro incontra la razionalità della struttura di Renko, dimostrando quanto anche una ricerca artistica volgente all’astratto e alla geometria dei colori possa portare con sé vibrazioni emotive. Cruciale, che presenta una vaga assonanza con il termine croce, vuole significare proprio questo: si tratta della ricerca del fulcro, del centro, del significato ultimo, declinata però in termini non più religiosi, ma razionali e astratti.

Sandi Renko, Pivotale, 2022
aerografo su cartone ondulato
200x200x135 cm

Sandi Renko, Pivotale, 2022
aerografo su cartone ondulato
200x200x135 cm

Sandi Renko, Cruciale, 2022
montanti in abete e textilene
383x383x383 cm

Sandi Renko, Pivotale verde, 2022
aerografo su cartone ondulato
133x133x3 cm

Sandi Renko, Pivotale rosso, 2022
aerografo su cartone ondulato
133x133x3 cm

Sandi Renko, Pivotale blu, 2022
aerografo su cartone ondulato
133x133x3 cm