San Vito al Tagliamento, già nell’antichità luogo legato ad un fiume e a zone di risorgive (facile quindi all’insediamento), ha restituito negli ultimi cinquant’anni anni testimonianze risalenti anche al Mesolitico ed al Neolitico.

Il territorio ha conosciuto poi la dominazione romana e quella longobarda, ma la vera svolta è avvenuta con l'influente presenza patriarcale prima e con l’occupazione veneziana poi, che ha conferito alla cittadina un assetto nuovo, molto vicino a quello odierno.

In questa terra, vicina tanto a Venezia quanto a Udine e a Aquileia, molto rimane di quello che i Patriarchi vollero: i loro interventi e le loro committenze arricchirono di significativi apparati decorativi le numerose chiesette dal centro alle periferie con raffigurazioni di scene sacre, soprattutto di devozione mariana o di Santi protettori o semplici abbellimenti. L’ultimo importante intervento fu intrapreso da colui che fu l’ultimo Patriarca, Daniele Delfino (Venezia 1688 – Udine 1762) al quale si deve la ricostruzione del Duomo, omaggio ad una comunità che stava crescendo. La venuta veneziana lascerà tracce di sé con bei palazzi e giardini nel centro di San Vito, il dominio veneziano cesserà nel 1797 con l’arrivo delle truppe napoleoniche.

Dopo periodi difficili, quali furono i moti di rivolta e le guerre di indipendenza, nel 1866 San Vito fu annesso al nuovo regno d’Italia. Nel centro storico si apre la cinquecentesca Piazza del Popolo, sviluppo di un’area circostante al nucleo originario che fu il castello di San Vito, con le sue prime mura e il primo borgo.

Sulla piazza si affacciano l’antica Loggia Pubblica, sede dal Settecento di uno splendido teatrino all’italiana che ora rivive intitolato al compositore sanvitese Gian Giacomo Arrigoni (1597-1675); il Duomo, costruito nel 1745 su un preesistente edificio del Quattrocento e il Palazzo Altan Rota (XV secolo, oggi sede del Municipio), il più veneziano dei palazzi di piazza, con bellissimo giardino all’italiana antistante e maestoso parco sul retro.