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Essiccatoio Bozzoli

A metà del XIX secolo San Vito al Tagliamento divenne il secondo centro più popolato della regione la cui economia, ad indirizzo principalmente agricolo, fu favorita dalla nobiltà latifondista. Ma si registrò anche il consolidamento delle manifatture locali con il sorgere di filande e filatoi, grazie allo sviluppo della produzione serica che si diffuse in Friuli durante la prima metà dell’Ottocento.

Figura di particolare importanza risulta essere quella di Paolo Giunio Zuccheri (San Vito al Tagliamento, 2 luglio 1807 – 17 dicembre 1886), il quale, oltre ad innovare e modernizzare la sua produzione agraria, realizzò una filanda, dotandola a partire dal 1852 di una caldaia a vapore all’avanguardia, con trentadue bacinelle, e un «opificio di Torcitojo» nel 1844.

I suoi manufatti serici furono particolarmente apprezzati a Vienna tanto che l’Imperiale regia camera aulica generale gli riconobbe per un quinquennio il beneficio esclusivo sull’impiego dei sistemi di filatura da lui brevettati. L’attività della filanda venne interrotta, con ogni probabilità, nel 1917 a causa dell’occupazione austro-ungarica, ma nel 1924 lo stabile fu acquistato dall’Essiccatoio cooperativo bozzoli, che si era costituito il 30 gennaio 1920. Alla sua presidenza venne nominato Andrea Pascatti (San Vito al Tagliamento, 21 agosto 1881 – 11 giugno 1957), già fondatore a San Vito nel 1913 del primo essiccatoio sociale, che lo diresse per circa trent’anni. Tra la fine dell’Ottocento e fino alla metà del Novecento la produzione serica riprese vigore in tutto il territorio friulano e veneto dopo la battuta d’arresto registrata intorno agli anni Sessanta del XIX secolo a causa della pebrina.

Dal 1920 al 1928 l’Essiccatoio cooperativo bozzoli di San Vito registrò il più alto ammasso di bozzoli di tutta la provincia. Il progetto del nuovo stabilimento di via Fabrici, approvato l’8 giugno 1930, fu successivamente realizzato grazie anche al contributo straordinario stanziato dal ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. L’impianto, oltre ai magazzini e al camino per la caldaia, venne dotato di due essiccatoi ad aria calda e a funzionamento automatico del tipo Bianchi-Dubini, ciascuno capace di stufare in ventiquattro ore quindici tonnellate di bozzoli freschi. In tutta la sua lunga attività l’essiccatoio sanvitese promosse e sostenne la bachicoltura e la gelsicoltura bandendo dei concorsi per migliorare l’allevamento dei bachi e la coltivazione dei gelsi.

Inoltre favorì l’impiego delle camere di incubazione con delle sovvenzioni. Ma a partire dagli anni Cinquanta la produzione registrò una battuta d’arresto a causa della ripresa dell’emigrazione, ma soprattutto della crisi del mercato della seta dovuta alla concorrenza del Giappone e alla commercializzazione del nylon. Il 12 ottobre 1971 veniva dichiarata ormai inesistente l’attività bacologica nel territorio sanvitese e il consiglio di amministrazione dell’essiccatoio deliberò di affittare i locali al mobilificio di Giovanni Del Mei, la cui attività si protrasse fino al novembre del 1992.

Venduto l’edificio al comune il 31 dicembre 1994, gli ultimi soci dell’Essiccatoio cooperativo bozzoli decisero nel 1999 di unirsi alla Cantina sociale di Ramuscello, che assunse la denominazione di Cantina produttori di Ramuscello e S. Vito al Tagliamento.

Risale al 2003 il progetto di riqualificazione e valorizzazione di questo importante sito di archeologia industriale, mentre al 2005 l’inizio dei primi lavori.

Infine il 22 febbraio 2015 ha trovato casa in questo luogo anche la collezione Punto Fermo con l’obiettivo di valorizzare l’arte contemporanea in un progetto permanente, permettendo alla raccolta di diventare patrimonio culturale non solo dei sanvitesi, ma di tutti.