Dimensioni e territorio variabili. Le forme della scultura
Le opere dei maestri Dino Basaldella, Getulio Alviani, Luciano Fabro, costituiscono il preambolo storico e la struttura stessa del progetto curatoriale. Le loro figure, infatti, si inseriscono nel panorama della scultura dei primi anni sessanta testimoniando tre ipotesi di lavoro: la ricerca di lirismo espressivo come sentimento del materiale (Dino Basaldella); una concezione scientista o "programmata", fedele a standard e funzioni di materiali industriali (Getulio Alviani); una ricerca di forma è concepita come risultato dell'organizzazione logica di una situazione dinamica (Luciano Fabro).
La mostra prosegue con opere che testimoniano la progressione cui è andata incontro la scultura nei decenni seguenti, alternando i richiami poveristi di Giorgio Valvassori, Davide Skerlj e Beppino de Cesco alle visioni alchemiche di Carlo Patrone e Elio Caredda, fino ai più recenti esiti neo-minimalisti di artisti come Riccardo De Marchi e Laura Modolo.
L'attenzione al design e ai giochi paradossali della comunicazione mediale è testimoniata dai più giovani Michele Bazzana, Chris Gilmour e Stefano Calligaro, che chiuderanno il percorso della mostra riportando idealmente al suo punto iniziale, ad un'idea di modernismo che appare curiosamente sopravvissuta tanto al fronte delle neo-avanguardie, quanto alla retorica sonante della postmodernità.