Tu che mi guardi
Tra 1969 e 1970 si formarono, in Italia, i primi collettivi e gruppi di donne che, con la pubblicazione dei loro manifesti e la loro azione di protesta in piazza, avviarono il periodo di più forte contestazione femminista del nostro Paese. A cinquant’anni dall’avvio di questi fondamentali processi storici, la rassegna Palinsesti sceglie di includere nel proprio programma una mostra collettiva che abbia per scopo una riflessione sullo stato dell’emancipazione femminile oggi, analizzandone la situazione nell’ambito di maggior coerenza per la rassegna: da un lato il contesto dell’arte, dall’altro il mondo dell’immagine, con il sempre maggior peso dei social network, dell’universo della comunicazione e dei mass media.
Tu che mi guardi si presenta così come un progetto espositivo il cui titolo – preso a prestito dal fondante testo di filosofia della narrazione di Adriana Cavarero Tu che mi guardi, tu che mi racconti (1997) – vuole porre l’accento sull’equilibrio, sempre ambiguo e precario, che le artiste donne vivono nel loro rapporto con il mondo del visivo, in una continua oscillazione tra ruoli attivi di produzione di immagini e ruoli passivi di soggetto “guardato”. La mostra non intende infatti arretrare di fronte a temi di grande attualità legati alle politiche femminili e femministe della società odierna, affiancando, per questo motivo, la presentazione delle ricerche artistiche più contemporanee a materiali d’indagine sociologica, economica, letteraria.