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Daniela Di Maro, La memoria dell’acqua, 2016 (frame) video DV-PAL, 11’
courtesy dell’artista

Daniela Di Maro

Di natura interdisciplinare e multimediale, le opere di Daniela Di Maro nascono all’interno di un’ampia ricerca sul tema della simbiosi – spesso mediata dalla tecnologia – tra uomo e ambiente. Spaziando dalle installazioni visive, al libro d’artista, alla fotografia e al video, fino ad allestimenti che utilizzano altoparlanti, sensori e software, nei propri lavori Di Maro crea un sistema di riferimenti scientifici e antropologici combinati a simboli del mondo naturale.
Un esempio di questa pratica è il libro d’artista A case of identity (2016-2017), una pubblicazione che è il frutto di una profonda indagine interiore. Il libro è costruito come un testo multimediale, in cui la parola scritta e le immagini si compensano e sorreggono a vicenda, ed è realizzato “analogicamente”, con testi stampati a caratteri mobili alternati ad immagini sviluppate su carta fotografica e in seguito applicate alle pagine. Partendo da un’analisi sul corpo fisico, Daniela Di Maro si interroga su temi come l’origine e il senso della vita umana, trovando una risposta nella complessa semplicità della natura. Osservando la causalità perfetta del cosmo, l’artista invita ad una consapevolezza sulla condizione umana, che si trova in equilibrio tra il micro e il macrocosmo.
A case of identity è spunto per il secondo lavoro, Lithosphere (2017), un grande patchwork realizzato dall’artista a partire da ritagli di tessuto con la forma geografica delle terre emerse. Invece di posizionare i tessuti ricreando la conformazione attuale della crosta terrestre, Daniela Di Maro li ricama ravvicinati, formando l’immagine della Pangea, che è la ricostruzione, secondo la teoria della deriva dei continenti, di come tutte le terre emerse fossero una volta unite in un unico “supercontinente”. L’immagine, proveniente dalla geologia, è utilizzata come simbolo del superamento delle attuali divisioni socio-politiche e dei confini tra nazioni e popoli.
Un simile approccio nei confronti della temporalità è presente nel lavoro video La memoria dell’acqua (2016). Le sequenze incluse provengono da found footage amatoriale sul distaccamento di iceberg da una piattaforma di ghiacci. Nel video prodotto da Daniela Di Maro, le riprese sono invertite temporalmente e quindi presentano il riformarsi dello strato di ghiaccio. Come in Lithosphere, le immagini diventano simbolo della necessità di un potente cambio di direzione non solo delle politiche ambientali attuali, ma della coscienza individuale e poi di quella collettiva, con cui si possa formare un nuovo equilibrio tra uomo e natura.