La flagranza dell'immagine

Claudio Guerra

Caducità color verde-tempo, 1989
Acrilico su tavola, cm 61 x 50
Collezione privata.

La sua formazione è avvenuta prima presso l’Istituto d’Arte di Udine e poi, tra il 1974 ed il 1978, frequentando i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1970 Guerra ha tenuto la sua prima personale presso la galleria Sagittaria di Pordenone. Dalla metà degli anni ’70 e nei successivi anni, ha partecipato alle importanti collettive organizzate presso la Galleria Bevilacqua la Masa di Venezia. Alla metà degli anni ’80, infine, è stato il suo approdo a Trieste con la galleria Torbandena. Fin da giovane Guerra ha sempre asserito che la pittura è un momento tra i più significativi, ma non esclusivo della sua attività. La sua azione artistica si è svolta tra Venezia, Pordenone e Trieste, ovviamente senza mancare a mostre oltre frontiera, mentre le sue opere di volta in volta sono state lette attraverso lo stesso comune denominatore: si è spesso parlato di superfici corredate da pennellate e calligrafismi controllatissimi pur se inseribili nell’alveo poetico dell’informale. L’artista ad un certo stadio della sua ricerca stato è capace di riassumere le sue esperienze precedenti, durante gli anni Settanta, in immagini di segno e cromie al limite del neo-espressionismo e del neo-informale.

Queste sono le parole chiave che sintetizzano il pensiero della critica, alla metà degli anni Ottanta, riguardo alle pitture di Guerra. Le sue tele apparentemente sembrano risultanti d’istinti brutali, infuocate; in loro si è vista la traduzione di Soutine e dell’informale in un nuovo linguaggio, non senza, però, incontrare il disaccordo dello stesso artista che rivendica, invece, il continuo controllo sulla propria esperienza pittorica.

La sua è una personalità artistica, difatti, che ancora oggi è sempre tesa ad un nomadismo d’intenti capace di impegni profondi e nello stesso tempo diversi. La sua casa, più che quella di un pittore, sembra l’abitazione di un intellettuale attento alla psichiatria ed alla filosofia, che guarda ad una ratio ritrovabile grazie a questo suo ampio campo d’azione. Guerra nel medesimo tempo, come in Malinconia di un gioco del 1980, sa fissare con profondo distacco il reale e smascherare in tal modo la mistificazione di una vita solennizzata dall’arte.

Giovanni Rubino
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