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Punto Fermo. Paolo Comuzzi

È tempo di entrare, d’intraprendere un nuovo viaggio. Scricchiola, sotto il peso dei nostri passi, il pavimento di legno. Sono trascorsi molti anni e nell’ampio spazio vuoto della stanza ancora ci accoglie l’odore, leggermente acre, dell’ammasso di bozzoli. Lungo le pareti, innumerevoli finestre chiuse negano la realtà esterna. Ma da quelle finestre una serie di immagini della memoria ci conducono in un viaggio interiore, dove si susseguono i diversi momenti della vita segnati dal passare del tempo: la luce del giorno, il buio della notte, il sole, la pioggia, il trascorrere delle stagioni.
Nella videoinstallazione Diario d’impermanenzasite specific per l’Essiccatoio bozzoli, Paolo Comuzzi ha voluto metaforicamente far corrispondere lo spazio della stanza con quello del suo corpo, cercando di farci entrare in un mondo diverso, meno scontato, ovvio, perché «mai è quel che si vede quando si apre la finestra». Utilizzando la tecnica del videomapping l’artista ripropone su una parete l’immagine delle finestre presenti nella stanza, ma che si affacciano su altri spazi, luoghi, mondi. Comuzzi ci conduce quindi in un suo viaggio introspettivo, che si dipana in zone periferiche, di confine, in luoghi – come lui stesso afferma – «né belli né brutti, né buoni né cattivi, in cui non è facile sostare, una sorta di limbo carico di tracce dell’umano, ma anche segnato dall’assenza, dall’abbandono».