Palinsesti 2008: La flagranza dell'immagine
Se, dunque, ad uno sguardo onnicomprensivo, in regione potrebbe apparire più consono parlare di una contiguità della pittura in luogo di un suo ritorno, ciò non toglie che la generazione nata tra anni Cinquanta e primissimi Sessanta, della quale viene presentato un emblematico compendio, ha rivelato un'apertura (per scelte formali, stilistiche e tematiche) legittimamente ascrivibile a quanto di più aggiornato è stato svolto nei coevi e più vitali centri artistici italiani.
Pur impiegando i medesimi strumenti pittorici, gli autori qui riuniti sono ricorsi a svariate formule espressive: dalla figurazione esplicita, anche se mai mimetica (Serse, Giancarlo Venuto, Walter Bortolossi, Franco Ule) all'astrattismo di ascendenza informale (Mario Di Iorio); in mezzo soluzioni in bilico tra queste due polarità (Nata, Manuela Sedmach, Claudio Guerra).
Una simile assenza di affinità poetica e formale potrebbe apparire, in prima istanza, come un elemento di disomogeneità, tale da ostacolare o quantomeno complicare una loro comune presentazione. In realtà, al contrario, si è qui tentato di indicare parzialmente quella complessità e quella stratificazione linguistica propria di chi, anche solo impiegando tavolozza e pennelli, è stato attivo nel corso degli anni Ottanta, decennio che ha fatto dell'amalgama di difformi codici visivi e dell'irriducibilità stilistica una programmatica cifra caratterizzante.