Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere

Sasha Vinci, 2022
legno di tiglio, vetro, carta carbone, inchiostri naturali e sintetici, piume, ferro, suono
misure variabili
© Michele Tajariol

L’installazione site specific, ideata per la sala del Premio, è composta da una scultura rotante dove troviamo una serie di diciotto disegni realizzati su carta cotone e a campiture monocrome la cui sequenza riprende il cerchio cromatico di Itten. Nel livello sottostante troviamo nove disegni legati alla figura di Pasolini, in cui si alternano ai temi politici, come il simbolo del femminismo, scene più intime che richiamano lo stretto rapporto materno tra il poeta e la madre Susanna; due scene tratte dai film La ricotta (1963) e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). Nel livello superiore ci sono nove disegni che scrivono nel linguaggio dei segni la parola “possibile”. La piuma, simboleggiante la leggerezza, compone il pennacchio che conclude la struttura e che si lega alla tradizione folkloristica della regione da cui l’artista proviene: la Sicilia. L’artista, inoltre, prevede che lo spettatore interagisca con l’opera, azionandola e ruotandola, in riflessione al tema della libertà del proprio corpo che diventa parte dell’installazione. Nell’opera emerge il tema del Multinaturalismo, al centro dell’attuale ricerca di Vinci, interessato al rapporto tra l’uomo e la natura e alla combinazione di forme umane, animali, vegetali e minerali. I colori utilizzati sono creati dall’artista da materiali organici, come caffè, mela, gelso, barbabietola, ecc.

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